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mercoledì 19 agosto 2015

Storie e Memorie - L'importanza di chiamarsi " Sir Seb"

Cesena, metà anni ottanta, tardo pomeriggio, tanto caldo. Ma del nostro gruppo non manca nessuno, tranne quei pochi in vacanza con i genitori o i pionieri dei primi campi estivi organizzati dalle parrocchie.
Per noi le vacanze sono l'allenamento su quella pista  in terra rossa che fa tanto arrabbiare le nostre mamme perchè i calzini, rigorosamente bianchi, si impregnano e non tornano mai più al loro colore originale.
Tutti i giorni andiamo in quello stadio dove siamo ospiti poco graditi, perchè lì "ci gioca la serie A" e anche correre a piedi nudi sull'erba potrebbe danneggiare il prato (tutto vero...no comment). 
E tutti i giorni ascoltiamo i nostri allenatori parlare di Alberto Cova, Said Aouita, Lewis, Andrei, Bubka, Vigneron e ognuno di noi sogna di diventare come quegli eroi di cui ha sentito raccontare le gesta in tv da Paolo Rosi.
E questo è un giorno come tutti gli altri: metà anni ottanta, tardo pomeriggio, tanto caldo. 
Finchè il custode dello stadio non arriva dal nostro allenatore chiedendogli se c'è qualcuno che parla inglese.
Lo stadio di Cesena negli anni '80
Sulle tribune, una trentina di metri dietro di lui, c'è un tizio non troppo alto, molto  magro e con l'aria del turista. Il custode dice che dalle poche parole di italiano che parla crede di aver capito che vorrebbe correre sulla pista e vuole sapere se il nostro tecnico glielo permette.
Lo sguardo del nostro allenatore si posa su di lui e rimane un po' perplesso, si volta verso un collega e gli dice: "Guarda quello là. Dice il custode che vorrebbe correre e che è inglese. Ma non ti sembra che assomigli a Coe?"
Era proprio lui. Era per qualche giorno sulla riviera romagnola e quando aveva saputo che a pochi chilometri c'era ancora una pista in terra rossa, molto meno impegnativa per i tendini, aveva deciso di venire a provarla. 
Purtroppo, o per fortuna, gli smartphone erano ancora di là da venire e ovviamente nessuno andava ad allenarsi con la macchina fotografica, per cui le uniche istantanee di quel giorno restano nei ricordi di chi ha avuto la fortuna di esserci e chi ha avuto la possibilità di scambiare due parole con lui lo ricorda ancora, a distanza di trent'anni, come "un gran signore".
Da oggi Lord Sebastian Coe è il nuovo Presidente della Iaaf e assume questa carica in un momento particolarmente difficile sotto molti punti di vista. Forse ora più che mai avrebbe bisogno di una bella pista in terra rossa.
Good luck, My Lord. 

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