Alcuni si bloccano di fronte a quei marchingegni di legno e metallo che sembrano fatti apposta per farsi del male, la paura di cadere è troppo grande. L’alternativa facile è già lì, bella e pronta. Basta dirsi: “Ci sono gare più adatte a me.” Ma lui non è proprio il tipo.
Ha imparato a superarli a Siracusa, la sua città natale. Nel suo albo dei record c’è un 15.1 sui 110 e un 54.9 fra le barriere basse. E ha imparato ad affrontare anche le sfide più difficili (il record regionale del decathlon allievi è ancora suo). Quando è diventato “grande” ha deciso di rimanere fedele a se stesso. E’ diventato tecnico, per insegnare ad altri ragazzi a superare gli ostacoli, e si è arruolato in Polizia. Destinazione: Commissariato di Gela. Ed è proprio qui che comincia la sua seconda vita nell'atletica.
“Dopo il matrimonio mi ero lasciato andare, avevo messo su qualche chilo di troppo e per rimettermi in forma ho ricominciato a correre. Ho partecipato a qualche podistica e dopo un po’ di tempo mi è venuta l’idea di organizzare una manifestazione, la “StraGela”, all’interno della quale ho inserito anche delle gare riservate ai ragazzi. Alcuni di loro si sono appassionati e ho deciso di cominciare a seguirli. La società è nata di conseguenza.”
Una conseguenza che forse a tanti altri non sarebbe sembrata così naturale visto che a Gela la pista di atletica non c’è. Ma, come dicevamo, per lui gli ostacoli non sono un problema.
Il gruppo della Young Runner Gela |
Leggere l’organigramma della società non è un’attività impegnativa.
“Il Presidente è Giacomo Licata, io ricopro il doppio ruolo di vice-presidente e allenatore e abbiamo alcuni genitori che ci danno una mano. La società è tutta qui.
Siamo piccoli, piccolissimi, ma negli ultimi anni ci siamo tolti diverse soddisfazioni: sono arrivati molti titoli regionali, diversi record siciliani e addirittura un record italiano, quello di Samuele Licata sui 1200 siepi. Non è facile. Non abbiamo un impianto, non abbiamo uno sponsor e anche le pubbliche amministrazioni non sono troppo interessate a noi, ma si va avanti lo stesso.”
La pista di atletica non c’è, ma a Gela non mancano gli impianti sportivi, anzi.
Su un lungo viale all’estrema periferia della città, a cento metri l’uno dall’altro, sorgono quelle che sembrano due vere e proprie cattedrali nel deserto: il PalaLivatino, 2500 posti a sedere di proprietà della provincia di Caltanisetta e il PalaCossiga, che vanta una capienza di 1500 ospiti ed è gestito dal comune. E' qui fuori che si allenano i ragazzi di Massimo.
Clara Tasca |
“L’ultima amministrazione ha fatto posare nel cortile del palazzetto un rettilineo di tre corsie lungo 60 metri e lì proviamo la ritmica degli ostacoli con le chiodate. Per il lungo utilizziamo una piccola buca nel giardino che serve anche per simulare la riviera delle siepi, mentre per il salto in alto abbiamo comprato della gomma piuma e l’abbiamo fatta ricoprire con un telone da camion. A volte utilizziamo questo materasso improvvisato anche per il salto con l’asta.” Mentre Massimo racconta aneddoti riguardanti i suoi ragazzi e le difficoltà che affrontano con la semplicità disarmante di chi è abituato a dover inventare ogni giorno, noi rimaniamo sempre più interdetti di fronte a uno scenario che è difficile anche solo immaginare. “Agli inizi, quando non avevamo nemmeno questo rettilineo, andavamo ad allenarci in spiaggia ma un giorno, in pieno inverno, siamo stati inseguiti da un branco di cani randagi e per evitare di essere attaccati abbiamo dovuto gettarci in acqua. Da allora ho abituato i ragazzi a correre con delle pietre in mano per potersi difendere nel caso ci fossero problemi. Negli ultimi tempi comunque i randagi si sono talmente abituati che corrono insieme a loro.”
Giorgia Di Vara |
voglia di mollare tutto? “Sì, Gela è una città complicata. Qualche anno fa abbiamo dovuto affrontare il fenomeno dei baby killer, ragazzini che venivano assoldati dalla malavita per le attività criminali. Nel mio piccolo cerco di tenere i ragazzi lontano dalle strade sbagliate che potrebbero imboccare. Purtroppo non tutti hanno colto questa opportunità.
Per me l’essenziale non è creare dei campioni, ma aiutarli a diventare uomini per bene. Se poi ottengono dei risultati tanto meglio, ma io ho un patto con i miei atleti: se il loro rendimento scolastico non è buono, non li faccio allenare. La parte più importante della loro vita è quella lontana dai campi di atletica”.
“Quando sono tentato di smettere è mia moglie Fiorella che mi spinge ad andare avanti, ma non so per quanto ci riuscirò ancora. Non si può lottare per tutta la vita contro i mulini a vento”.
Contro i mulini a vento, contro i cani randagi, contro la pista che non c'è, contro quegli ostacoli che ormai supera ogni giorno da anni.